"Un altro segnale di novità"
MILLECANALI
Marzo 2001
MTv su Tmc2: è davvero il primo segnale di una possibile rottura del blocco duopolistico? 
Un'analisi tecnica delle prospettive del terzo polo tv a cura dell'Istituto Italiano per l'Industria Culturale

Un altro segnale di novità

 

UN ACCORDO 'MUSICALE'
Come previsto, dal 1° maggio MTv si trasferirà sulle frequenze di Tmc2, ma l'accordo si è ampliato a sorpresa da questo solo aspetto a quello societario, con l'acquisto delle attività italiane di MTv da part di Beta Television.

• UN TERZO POLO 'OSTACOLATO'
Seat-Telecom continua ad avanzare nell'operazione Tmc, nonostante i molti ostacoli che vengono frapposti, soprattutto da parte dell'Authority delle Telecomunicazioni.

• INTANTO A RETE A...
Nel frattempo Rete A, su cui finora MTv ha trasmesso i suoi "programmi italiani", ha provveduto a raggiungere un altro accordo con una rete musicale, questa volta la tedesca Viva.

 

Il "problema" di Tmc, sintomatico della patologia storica della tv italiana, può essere analizzato da due prospettive, che determinano quasi due diverse soluzioni "a priori":

1) prospettiva formale: 
nel groviglio tutto italico di leggi e leggine, di decreti legislativi e decretazioni d'urgenza, di interpretazioni autentiche, di interventi di Corti (Costituzionale e dei Conti) e magistrature (ordinaria e amministrativa), di autorità di garanzia (Agcom e Agc) che non appaiono esattamente sintoniche, è evidente come qualsiasi elemento di innovazione venga sostanzialmente paralizzato, e quindi il problema Tmc/Seat potrebbe essere rimandato "sine die", o comunque verosimilmente potrebbe venir "killerato" qualsiasi soggetto nuovo entrante;  

2) prospettiva sostanziale:
fa bene al mercato televisivo nazionale, al Paese, al "sistema Italia", stimolare la crescita di un vero terzo polo, di cui si favoleggia da almeno dieci anni (da quando, cioè, la legge Mammì ha congelato gli assetti della televisione italiana)?

Riteniamo che la risposta, al di là degli interessi di parte (siano essi targati Mediaset o Rai, centro-destra o centro-sinistra), non possa che essere positiva, osservando il panorama europeo e l'atipicità del blocco duopolistico italiano. Le barriere intermediali vanno eliminate: così come Rcs deve essere libera di operare nel sistema tv, Mediaset deve essere libera di operare nel mercato dell'editoria quotidiana...

I termini dell'operazione
In questo scenario si pone la vicenda Tmc/Seat, che corre il rischio di divenire un'altra "telenovela" della politica mediale e culturale del nostro Paese, un penoso "tormentone" come il disegno di legge 1138. Riassumiamo i fatti più recenti: il 15 febbraio 2001 Beta Television, società controllata interamente dal Gruppo Cecchi Gori Communications, e titolare delle concessioni per Tmc2, ha acquisito le attività italiane (non solo a livello televisivo ma anche musicale e relative ad Internet) di MTv Networks Europe, controllata dal gigante multimediale Viacom. MTv Europe, attraverso un aumento di capitale di Beta Television, acquisce un 49 per cento della società.

In sostanza, il prezzo di acquisto che Beta paga è pari all'importo incassato con la sottoscrizione dell'aumento di capitale. La rinnovata Beta Television, quindi, ha come azionisti Cecchi Gori Communications per il 51 per cento e MTv Europe per il 49 per cento.

Le trasmissioni dovrebbero iniziare il 1° maggio 2001, con il marchio MTv - Music Television. I programmi di MTv occupavano, prima dell'operazione Tmc2/MTv, gran parte del palinsesto di Rete A, la televisione di Alberto Peruzzo che, peraltro, nel settembre 2000 si è vista negare la concessione.

Da ricordare che Viacom (che controlla, tra l'altro, il network statunitense Cbs e la "major" Paramount) è presente in Italia anche attraverso la catena di distribuzione home-video Blockbuster (156 miliardi di lire il fatturato 1999), di cui è socio di maggioranza (51 per cento) il Gruppo Fininvest, che controlla anche Medusa Film (226 miliardi di fatturato).

Nelle intenzioni dell'amministratore delegato di Cecchi Gori Communications, Ernesto Mauri e dell'amministratore delegato di Seat Lorenzo Pellicioli, questa operazione è un ulteriore atto concreto ed efficace nella direzione della costruzione di un "terzo polo", che sembrerebbe partire in sordina, ma che potrebbe rivoluzionare lo scenario televisivo italiano.

Obiettivo 700 miliardi
Gli obiettivi sono concentrati su una sinergia tra la ex Tmc2, ora MTv, e Tmc1, il cui nuovo palinsesto è annunciato per il 1° giugno. Target dichiarato i giovani tra i 15 ed i 34 anni, che peraltro sono ovviamente uno dei target più appetibili per gli investitori pubblicitari. Ribadita in modo finanche eccessivo l'intenzione di "non fare concorrenza" a Rai e Mediaset, sebbene l'assunzione a Tmc dell'ex direttore di Italia 1 Roberto Giovalli confermi il sospetto di un tentativo di clonazione di Italia 1. Obiettivo pubblicitario: circa 700 miliardi di lire, a fronte dei circa 160 miliardi finora raccolti da Tmc (consuntivo anno 2000). Obiettivo di share: dall'attuale 2 per cento arrivare al 5 per cento.

Come abbiamo avuto occasione di sostenere in varie sedi, un terzo "player" forte appare indispensabile, per scardinare la staticità iperconservatrice del sistema televisivo italiano: Tmc/Seat entra in punta di piedi, si potrebbe quasi sostenere "dalla porta di servizio", ma l'operazione ha le spalle coperte da un soggetto industrialmente e finanziariamente solido, in grado di iniettare nell'iniziativa risorse adeguate al rischio che essa presenta (intitolavamo un nostro commento pubblicato sul quotidiano "Italia Oggi" l'11 agosto 2000 "Nuova Telemontecarlo: investimenti faraonici e sangue, sudore e lacrime").